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Bombole di ossigeno per l’emergenza in spiaggia: la normativa

Le bombole di ossigeno sono fondamentali per far fronte a delle possibili emergenze in spiaggia. Per questo motivo è necessario conoscere la normativa sulle bombole di ossigeno negli stabilimenti balneari.

Avere a propria disposizione tutti gli strumenti necessari per fronteggiare un possibile caso emergenziale è fondamentale. Nel caso degli stabilimenti balneari le bombole di ossigeno devono essere sempre presenti, anche se la normativa non è sempre chiara e lineare.

L’importanza delle bombole d’ossigeno negli stabilimenti balneari

Molti dei protocolli di primo soccorso prevedono la necessità di avere in dotazione delle bombole di ossigeno. Questo vale anche per le spiagge e per gli stabilimenti balneari. Qui è obbligatorio avere dei veri e propri kit di primo soccorso nei quali ci devono essere anche le bombole d’ossigeno.

Del resto l’ossigeno è fondamentale per la vita ed è necessario averne a propria disposizione quando si ha a che fare con delle emergenze che mettono in pericolo i bagnanti.

Per cosa può essere utile l’ossigeno? Iniziamo con il dire che in spiaggia possono, purtroppo, sorgere diversi tipi di emergenza. I soccorritori e rianimatori dovrebbero sempre avere a propria disposizione delle bombole di ossigeno, soprattutto nel caso in cui la vittima presenti una insufficienza respiratoria o sia in arresto respiratorio. In questi casi l’ossigeno salva la vita.

Naturalmente è fondamentale che i soccorritori siano addestrati a dovere e sappiano come far fronte a delle situazioni in cui si necessita una rianimazione cardiopolmonare. In questi casi l’ossigeno fa la differenza. Anche nei casi più critici si può tentare di mantenere in vita la vittima.

Il successo della rianimazione aumenta soprattutto in presenza, assieme alle bombole di ossigeno, anche di defibrillatori semiautomatici (DAE) sono fondamentali.

Le varie tipologie di bombole d’ossigeno

Sebbene si possa pensare che sono tutte uguali, le bombole d’ossigeno sono diverse tra loro. Naturalmemte contengono sempre ossigeno, ma hanno forme e capienze differenti. Quali si devono avere in spiaggia?

Solitamente un equipaggiamento di tipo professionale per fare fronte al primo soccorso prevede la presenza di bombole ricaricabili che possono avere una capacità diversa. Si va dai 2 ai 7 litri e quello che conta è che ci sia un flussimetro regolabile integrato e un erogatore.

Ogni bombola dell’ossigeno deve avere un’etichetta che riporta la scritta per uso medico e tutte le indicazioni per l’utilizzo. L’ossigeno all’interno delle bombole ha una scadenza fissata di 2 anni. Se la bombola non viene usata, a scadenza deve essere sostituita.

Il flussometro e l’erogatore sono fondamentali perché permettono l’erogazione dell’ossigeno per le vittime di annegamento che è di 12/15 litri al minuto come convenuto dai protocolli internazionali. Per questo motivo è necessario che ci sia ossigeno a sufficienza nello stabilimento per far fronte a questa esigenza.

La normativa italiana

C’è da dire che la normativa italiana non è del tutto lineare. Possiamo dire, a grandi linee, per essere in linea con quelle che sono le varie ordinanze sulla sicurezza balneare di Regioni e Capitanerie di Porto è obbligatorio dotarsi di un kit di primo soccorso con presidi necessari per la rianimazione cardiopolmonare. Tra questi ci sono le bombole di ossigeno medicale. Viene previsto l’obbligo di dotarsio di una bombola ricaricabile da 3 o 5 litri o di 3 bombole monouso da 1 litro.

Come detto, però, la normativa appare essere poco omogenea e per questo poco chiara. I punti di maggiore criticità riguardano in primis la tipologia di bombola di ossigeno ma non solo. Anche l’abilitazione del soccorritore non sanitario viene molto discussa, ad esempio. Ma facciamo un po’ di chiarezza.

Sebbene in alcuni casi sia possibile la presenza di bombole monouso, la SIMSI raccomanda di non utilizzarle poiché queste ultime vengono ritenute non adatte alla gestione di incidenti in acqua. La Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica ritiene, infatti, che queste ultime vadano addirittura vietate soprattutto per la ridotta capacità che permette di avere un flusso di ossigeno per soli 7 minuti di ventilazione. In una bombola monouso ci sono, solitamente, 950 ml di ossigeno a 110 bar che, come detto sono sufficienti per permettere una ventilazione di 7 minuti. Il problema sorge nel momento in cui i team di soccorso del 112 arrivano in media dopo 15 minuti. A tal proposito bisogna sottolineare che la normativa prevede la presenza di 3 bombole monouso che, quindi, garantirebbero un servizio di 21 minuti ma anche questo non le rende del tutto sicure.

Inoltre, la mancanza di un flussimetro non rende il flusso di ossigeno regolabile e, pertanto, in alcuni casi queste bombole potrebbero risultare poco utili. Anche l’assenza del manometro è un problema, dato che non si può capire quanto ossigeno è nella bombola. In poche parole, è impossibile effettuare i controlli periodici che potrebbero mettere in luce la necessità di sostituire la bombola.

Altro punto su cui si deve fare chiarezza è chi è preposto alla somministrazione dell’ossigeno? Non ci sono indicazioni univoche in tal senso e per questo è compito del datore di lavoro scegliere il soggetto. Quest’ultimo deve accertarsi che il bagnino sia in possesso di tutti i requisiti. In base al d.lgs. 81/08 l’addetto al servizio di salvataggio potrebbe essere la figura più indicata per questo ruolo.

Prima di acquistare le bombole d’ossigeno per gli stabilimenti balneari è importante, quindi, conoscere la normativa regionale e capire quelle che sono le esigenze non solo in termini di legge ma anche di opportunità. Le bombole monouso hanno un costo di circa 50 euro l’una ed è consigliabile averne almeno nello stabilimento. Non solo. Non avendo flussimetro e manometro sono difficili da controllare ed è per questo che potrebbero essere ritenute usate anche quando non lo sono.

Di sicuro è più utile acquistare delle bombole ricaricabili che sono anche più sicure.

 

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